L’incontro giorno dopo giorno
Martedì 2 febbraio
Frère Roger visitò la “Smokey Mountain” nel 1991, la montagna dei rifiuti di Manila, fumante di calore una domenica mattina. Una montagna così alta ed estesa che, dalla cima si può vedere, attraverso le gru del porto, fino all’orizzonte blu della baia di Manila. Ed ai piedi di questa montagna, una piccola chiesa di legno è piena di bambini e di giovani che cantano insieme Sapagmamahal, Naroroon Diyos ang. Là dove c’è amore, c’è Dio. Poi c’è il silenzio. E che silenzio! Rotto soltanto dai galli che cantano e dal rumore del traffico lontano. I giovani del gruppo di preparazione di Taizé sono accolti qui con grande gioia e generosità. E più tardi in settimana, anche pellegrini di altre regioni delle Filippine e di altri paesi saranno accolti in questa parrocchia di Cristo Risorto, a Smokey Mountain. Sì, qui sicuramente c’è amore. Sapagmamahal, Naroon ang Diyos.
Più a sud, cullata dal trambusto della città di Manila, la nostra piccola sala di preparazione all’istituto tecnico Don Bosco sembra restringersi a mano a mano che l’equipe di fratelli, sorelle e volontari aumenta quotidianamente. C’è dell’energia nell’aria; c’è un continuo viavai di gente, si prega, si canta, si condivide. Alcuni pannelli vengono dipinti in calligrafie antiche di numerosi paesi dell’Asia per accogliere tutto il mondo.
Selamat datang! स्वागत ! Mabuhay ! 환영 ! 欢迎 ! Bienvenue ! Benvenuti!
Dei bambini giocano a basket negli spazi aperti tra gli edifici. Uno di questi campi da basket, che sarà il nostro vasto spazio di preghiera, è decorato con tre tipi di bambù delle Filippine, drizzati come canne d’organo, verdi di una nuova vita. Qui, nelle Filippine, il bambù è un simbolo di unità – come può un fusto sollevarsi da solo?
Questo fine settimana si celebrava la festa di Don Bosco e tutto il luogo era palpitante di vita, musica e festa. Ci ricordiamo che anche l’incontro di Calcutta nel 2006 ha avuto luogo in una scuola di Don Bosco, in cui l’impegno era di avanzare al fianco dei giovani. Forse è anche per questo che siamo qui? Gioiamo dunque di mercoledì, giorno in cui molte più persone arriveranno per unirsi a noi in questa avventura del pellegrinaggio di fiducia sulla terra.
Mercoledì 3 febbraio
Oggi, accogliamo e siamo accolti. E con quale gioia! Gruppi di giovani sono seduti insieme, volti di tutta l’Asia e non solo; si riposano dopo lunghi viaggi. I giovani Filippini che ci offrono la loro città, colgono ogni occasione per salutare, condividere, guidare, dare il benvenuto. Il nostro luogo d’incontro è un tranquillo rifugio di verde in mezzo alle torri ed agli edifici della città. I manghi e le bouganvillee offrono la loro rinfrescante ombra a coloro i quali sono stanchi per il viaggio.
Alcuni hanno viaggiato da molto lontano. Abbiamo accolto gruppi da tutti gli angoli dell’Asia, del Vietnam, del Bangladesh, del Giappone, dell’Indonesia, di Timor Est. Ed anche dagli altri continenti, Lituania, Canada, Kenia. Altri ancora sono venuti dalle numerose isole delle Filippine, da Luzon e dall’arcipelago di Visayas. La traversata stessa di Manila ha richiesto diverse ore per alcuni di loro. Siamo particolarmente felici di accogliere gruppo del sud dell’isola di Mindanao, con amici musulmani e cristiani venuti insieme.
Numerosi pellegrini di altri paesi sono tornati oggi a Manila dopo un soggiorno “pre-incontro” in altre zone del paese. Una di loro, della Svezia, ha parlato con calore del suo soggiorno in una comunità agricola dell’isola di Negros. È stata accolta così naturalmente che subito si era messa a partecipare alla raccolta della canna da zucchero e delle banane.
Alla luce dorata del tardo pomeriggio, si può udire il suono delle prove dei canti tutto intorno al nostro spazio di preghiera ora decorato con numerose grandi icone stampate. Avvertiamo il profumo di pane cotto per domani in un piccolo panificio gestito da alcuni giovani venuti a Manila per lavorare. Giochi improvvisati hanno luogo sul campo da calcio qui di fianco. Ci raduniamo per un semplice pasto di pollo e riso, poi c’è la preghiera. Un giovane volontario di Hong Kong: “Abbiamo atteso questo momento per molto tempo, ed oggi è stato così stancante, ma poi, quando mi sono seduto per pregare questa sera, ho guardato tutti questi pellegrini seduti con me e allora ho capito: oggi è stata una giornata molto bella!”
Giovedì 4 febbraio
Le preghiere sono il cuore dell’incontro, un cuore che dà il ritmo della giornata, come recentemente a Poznań, e la settimana prossima a Porto, e com’è in effetti il caso di ogni giorno nei numerosi incontri attraverso il mondo. La prima preghiera si tiene nelle nostre comunità locali, i 77 punti nelle parrocchie che hanno aperto le loro porte ai pellegrini. Poi, da ogni angolo di questa immensa città caratterizzata da una grande varietà, ci dirigiamo verso il luogo centrale, guidati da gruppi di volontari che appaiono all’improvviso e ci guidano dal treno all’autobus, da un jeepney all’altro (taxi collettivi). Le campane della collina in Francia ci accompagnano verso il nostro luogo di preghiera, “il duomo”, dove bande di tessuto si dispiegano mosse da una brezza rinfrescante. Cantiamo “O halina, halina, Diyos Espiritu Santo” accompagnati dalle chitarre, flauti e violini. “O vieni, vieni, Spirito Santo!” E delle reffiche di vento ci permettono di acclimatarci!
I canti sembrano parlare di una sete interiore: “Diyos ang bukal ng buhay”, “Signore, tu sei l’acqua viva”; “Kaluluwawa ko’y nauuhaw sa Yo”, “La mia anima sospira per Te di notte”. Segue la melodia ondulata di un canto filippino, forse un canto responsoriale: “Ang Panginoon ang aking pastol, pinagiginhawa akong lubos”, “Il Signore è il mio pastore, mi conduce a placide acque”.
Oggi riflettiamo sugli incontri di Gesù con due donne – la Samaritana al pozzo e Maria Maddalena davanti al sepolcro vuoto. Dopo la preghiera di mezzogiorno, frère Alois medita: “Anche Maria Maddalena è abitata da questa sete che è presente in ogni cuore umano... questa sete non è forse un segno impresso da Dio in noi affinché possiamo volgerci verso di Lui?”
Qui, nelle Filippine, la religione è visibile ovunque – dipinta sugli autobus, e le decorazioni di Natale ornano tuttora molte strade. Tuttavia, piuttosto che vestigi, sono forse anche dei segni di una fede più profonda, di un desiderio, una sete, che è così centrale nella vita di molte persone qui. Ci ricordiamo che frère Roger “aveva ammirato i doni dei giovani Filippini, aveva detto loro quanto apprezzasse in loro la fiducia del cuore, la fiducia nel Dio vivente”. Questo pomeriggio siamo invitati a condividere in piccoli gruppi. Una ragazza di Mindanao ci dice: “Nel 2008 abbiamo visto la violenza tutto intorno a noi, numerose case sono state bruciate e molte persone sono state uccise. Allora abbiamo avuto sete di pace, ed abbiamo deciso di essere costruttori di pace nella nostra scuola e nella nostra comunità. Ci vuole molto coraggio, ed a volte ci disperiamo, ma continuiamo ad aggrapparci alla speranza”.
Abbiamo tanto da imparare gli uni dagli altri.
Venerdì 5 febbraio
Probabilmente in misura maggiore di quanto avvenga negli altri continenti, in Asia la gente vive al fianco di persone di diverse tradizioni religiose, e da questa esperienza colletiva nasce una ricchezza di sapienza. Questo pomeriggio siamo invitati a partecipare agli incontri a tema, per nutrirci di questa sapienza e condividere.
In uno di essi, giovani musulmani e cristiani di Mindanao condividono le loro esperienze di come il dialogo tra persone di diversa fede contribuisca a tracciare un cammino verso la pace. In un altro luogo, giovani affetti da dipendenze parlano di una comunità agricola dove sono stati accolti; altri ascoltano di persone che lavorano con i rifugiati e con i più poveri. In molti partecipanti c’è un desiderio di essere più vicini ad altri esseri umani, di aprire le nostre vite all’altro.
Un altro gruppo riflette su come lo Spirito Santo è donato a tutti gli uomini, a tutte le classi sociali, tutte le tribù, isole, religioni. Seduti con la nostra dolce "merienda" al calore del sole pomeridiano, parliamo delle nostre paure. Veniamo dal Pakistan, dalla Repubblica Democratica del Congo, da numerose isole delle Filippine. Una giovane donna del Vietnam parla del "trovarsi in contatto con i nostri più profondi desideri, la nostra libertà interiore di metterci in movimento con lo Spirito Santo". Quanto stiamo già condividendo!
Qui siamo indotti a condividere di più dalla calorosa e generosa accoglienza che stiamo ricevendo dalle famiglie, la cui fiducia le porta ad aprire le loro case. Un pellegrino svizzero parla di un momento di preghiera condiviso un sera tardi sul tetto della casa della famiglia ospitante, con dei canti. Siamo accolti al di là delle divisioni, senza domande. Una ragazza tedesca indossa una collana regalatale da un nuovo amico filippino; un volontario filippino porta con lei un vaso con pasta di pigmento rosso portato da un partecipante coreano.
Nelle chiese filippine ci si prende mano quando si canta "Ama Namin", il Padre Nostro. Ogni sera di questa settimana siamo invitati a pregare insieme intorno alla croce, per esprimere i nostri fardelli e, forse, quelli del mondo intero. Sentiamo preghiere nelle diverse lingue del continente asiatico. La chiesa è illuminata con torce, la croce è sostenuta da strutture di Bambù - ancora una volta a simboleggiare l’unità. Come Frère Alois ha già detto questa settimana, "E’ Dio che ci unisce".
Parlando della sua vita a casa, un ragazzo di Mindanao spiega: "Viviamo come due culture separate. Abbiamo bisogno di costruire ponti, semplicemente perché è estremamente difficile vivere divisi". Riflettiamo sullo Spirito come un ponte attraverso il quale possiamo andare dall’altra parte. Una donna dell’Ecuador parla di come oggi abbia visto un uomo che vendeva il pesce che aveva pescato nel fiume, e si sia resa conto di quanto le nostre culture condividano. Quanti ponti già esistono!
Sabato 6 febbraio
“Molti di voi sanno che cosa significa semplicità”, ha detto Frère Alois, “semplicità apre i nostri cuori alla condivisione ed alla solidarietà con gli altri. Qui a Manila vediamo così tante persone che intraprendono iniziative di condivisione e sono impegnate al fianco dei poveri”.
Siamo chiamati a trasformare il mondo. E questa settimana abbiamo visto scorci di tante vite di tranquilla solidarietà e azione. Molti gruppi parrocchiali hanno invitato ’persone di speranza’ a condividere un po’ delle loro vite; un ragazzo racconta di come, vendendo ghirlande di fiori di guamapanita fuori dalla chiesa per molti, la sua comunità locale ha raccolto abbastanza monete per pagargli le lezioni scolastiche. Ascoltiamo di persone che l’anno scorso hanno dovuto affrontare le conseguenze delle inondazioni a Manila; un giovane Filippino, che vive con una comunità colpita dal tifone, dice, “Non ho niente da dare, ma posso prestare la mia voce.”
Ascoltiamo il messaggio mandato a Taizé da Richard, un amico della comunità che vive ad Haiti, “Di notte, vita e morte, non riconosco la differenza…” Nei piccoli gruppi questa settimana siamo stati indotti a porci domande sul perché di una tale sofferenza. Forse possiamo soltanto restare in silenzio. Tuttavia molti di noi raccontano di come, nelle situazioni difficili, vediamo gesti e viteche comunicano una più profonda speranza e misericordia.
Questo pomeriggio ci incontriamo con le persone della stessa regione, per riflettere insieme sulle successive tappe del pellegrinaggio, per ascoltare di passi che già vengono compiuti nei luoghi dove viviamo. Una donna del Portogallo racconta: “Qui, in un luogo così diverso, è molto facile vedere Dio nei piccoli gesti della vita quotidiana; è molto facile sperimentare la gioia di condividere. Ciò che ora dobbiamo fare è portare questo nelle nostre vite quotidiane a casa.”
Persone che vivono qui a Manila, parlano anche di “rinnovamento dei nostri modi di vedere il mondo.” Una grande parte di questo mondo è rappresentato qui, più di cinquanta paesi.. Ed una tale ricchezza è condivisa con noi questo pomeriggio nel momento in cui alcuni gruppi presentano dei canti, danze e musica tradizionale dei loro paesi. Quale colore, quale vita e quale gioia sono date e ricevute!
Questa settimana preghiamo, “Spirito Santo, tu infondi nelle nostre vite un desiderio di pace e giustizia… Hai posto doni nei nostri cuori per renderci creatori di comunione.” Questa mattina, i giovani di Smokey Mountain portano la loro preghiera in cima alla collina di spazzatura, affiancati dalle persone che vivono lì. E questa sera, in occasione dell’ultima preghiera comune, un improvvisato coro di giovani di Manila canta dolcemente melodie in Tagalog per accompagnare e sostenere quanti pregano intorno alla croce. E perfino questi semplici pensieri diventano atti di generosa solidarietà, di una speranza più profonda e di misericordia.
Domenica 7 febbraio
Oggi questa tappa del pellegrinaggio di fiducia si conclude e muoviamo I nostril passi verso la tappa seguente, arricchiti di tutto quanto abbiamo condiviso qui.
Non partiamo con delle risposte. Quersta settimana abbiamo ascoltato il racconto relative ad un pastore di 80 anni che vive in Cina e che alcuni fratelli hanno incontrato recentemente. E` stato detenuto in una campo di lavoro per 27 anni. “Cio` che mi ha tenuto in vita” ha raccontato, "e` stat oil brano di Isaia in cui Dio dice: Le mie vie non sono le vostre vie’."
Si`, non partiamo con risposte. Tuttavia questi giorni vissuti qui insieme ci lasciano molte eco. Eco non di vuoto, ma di possibilita` che risuona: uno scorcio di vite di speranza; un assaggio di cosa puo` significare vivere semplicemnte, apertamente, in comunita`. Una donna delle Filippine parla della sete di comunita`, "sempre aperta agli, senza mai voler controllare." Una altra, proveniente dalla Lituania, dice "Torno a casa con la convinzione che siamo molte membra di un solo corpo."
Ci ricordiamo ancora una volta di questo unico corpo, cosi` come il pane ed il vino questa mattina sono stati portati all’altare per l’Eucaristia, e con essi una grande cesto colmo di frutta. A portare questi doni sono giovani di Timor Est, della Cina, del Giappone, dell’India e delle Filippine, I quail indossano I bellissimi e ricchi colori dei loro abiti tradizionali; molte parti di una sola famiglia umana. Uccelli cantano sopra di noi in cerchio alla luce del sole, e ci scambiamo un altro segno di pace. "La pace sia con te!"
Il cardinal Rosales, arcivescovo cattolico di Manila, conclude la sua meditazione con le parole "Duc in altum – avanzate in profondita`." E si`, avanziamo in profondita`. Siamo nati dallo Spirito. Siamo chiamati a trasformare il mondo. Chiamate a creare con la nostra sete, fonti di pace, condivisione e misericordia.