Cari Fratelli,
Nell’intimità familiare di questo breve incontro, vorrei esprimervi il mio affetto e la mia fiducia con quelle semplici parole con le quali il papa Giovanni XXIII°, che vi amava tanto, salutò un giorno Frère Roger: "Ah, Taizé, quella piccola primavera!".
Il mio augurio è che il Signore vi mantenga come una primavera che sboccia e che vi mantenga piccoli, nella gioia evangelica e la trasparenza dell’amore fraterno.
Ognuno di voi è venuto qua per vivere nella misericordia di Dio e nella comunità dei suoi fratelli. Consacrandovi a Cristo con tutto il vostro essere per amore per lui, avete trovato l’una e l’altra.
Ma in più, senza che l’abbiate cercato, avete visto venire a voi, per migliaia, dei giovani da tutte le parti, attirati dalla vostra preghiera e la vostra vita comunitaria. Come non pensare che questi giovani sono il regalo e il mezzo che il Signore vi dà per stimolarvi a restare insieme, nella gioia e la freschezza del vostro dono, come una primavera per tutti quelli che cercano la vera vita?
Nella vostra giornata, lavoro, riposo, preghiera, tutto è vivificato dalla Parola di Dio che s’impadronisce di voi, vi mantiene piccoli, cioè figli del Padre celeste, fratelli e servi di tutti nella gioia delle Beatitudini.
Non lo dimentico: nella sua vocazione unica, originale ed anche, in un certo senso provvisoria, la vostra comunità può suscitare lo stupore e incontrare l’incomprensione e il sospetto. Ma a causa della vostra passione per la riconciliazione di tutti i cristiani in una comunione plenaria, a causa del vostro amore per la Chiesa, saprete continuare, ne sono certo, ad essere disponibili alla volontà del Signore.
Ascoltando le critiche o i suggerimenti di cristiani di diverse Chiese e comunità cristiane per accoglierne ciò che è buono, rimanendo in dialogo con tutti, ma non esitando ad esprimere le vostre attese e i vostri progetti, non deluderete i giovani, e contribuirete affinché non si allenti mai lo sforzo voluto da Cristo per arrivare a ritrovare l’unità visibile del suo Corpo, nella piena comunione di una medesima fede. Sapete quanto, da parte mia, considero l’ecumenismo come una necessità che m’incombe, una priorità pastorale nel mio ministero per il quale conto sulla vostra preghiera.
Volendo voi stessi essere una "parabola di comunità", aiuterete tutti quelli che incontrerete ad essere fedeli alla loro appartenenza ecclesiale che è il frutto della loro educazione e della loro scelta di coscienza, ma anche ad entrare sempre più profondamente nel mistero di comunione che è la Chiesa nel disegno di Dio.
Mediante il Dono che fa alla sua Chiesa, Cristo libera, infatti, in ogni cristiano le forze dell’amore e gli dà un cuore universale di operatore di giustizia e di pace, capace di unire alla contemplazione una lotta evangelica per la liberazione integrale dell’uomo, di ogni uomo e di tutto l’uomo.
Cari Fratelli, vi ringrazio di avermi invitato e di avermi così dato l’occasione di ritornare a Taizé. Che il Signore vi benedica e vi mantenga nella sua pace e nel suo amore.